FAREXPO: Idee e proposte per il dopo Expo

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Si è tenuta ieri una giornata importante in Sala Pirelli; un confronto di idee ricco e stimolante.

Il tema era la riqualificazione dell’Area Expo, ma in realtà si è viaggiato più alto, misurandosi con il senso più generale di ambiente e l’agire umano in esso.

Ambiente è concetto vasto, che raccoglie buona parte dell’esistenza. La sua radice è ambiens (ciò che ci circonda) come ha ricordato alla numerosa platea, il presidente di Fare Ambiente – Movimento Ambientalista Europeo Vincenzo Pepe.

FareAmbiente. Ovvero: fare e ambiente.

Un “fare” umano, che inesorabilmente ha plasmato ciò che lo circonda arricchendo, e non solo deteriorando, come sostiene certa ideologia ambientalista, come ha detto l’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo.

L’uomo fa. Un fare che obbliga a stare lontani dalle utopie, dato che egli è parte imprescindibile della natura e opera in essa con tutti i suoi attributi, a volte positivi, altri no.

Educazione al centro. La differenza fra bene e male, anche in campo ambientale, la fa la consapevolezza, quindi l’educazione, e in questa direzione è da leggere la battaglia di FareAmbiente  ricordata dal Presidente Vincenzo Pepe: portare nelle aule scolastiche l’ambiente stesso, il rispetto, la misura nell’uso, la sostenibilità e la responsabilità.

Una educazione ambientale che deve partire da una ridefinizione anche semantica.

Parafrasando Gaber, ambiente non è solo “un campo libero” ma, ambiente, è gran parte di quel che circonda l’agire e il vivere umano.

Ambiente è un termine vasto che riguarda benessere, rapporto con la città e architetture,  sport, salute, il rapporto con la natura intesa come paesaggio ma anche città sostenibile, risorsa energetica, cibo, acqua e tanto altro.

Temi dibattuti da Martina Cambiaghi, assessore per lo port del governo regionale (natura come palestra a costo 0) e dal professor Rodolfo Fernando Rivera (salute sostenibile anche di fronte all’invecchiamento della popolazione).

Città ed architettura, riqualificazione e rigenerazione dell’ambiente urbano, sono i temi trattati dal professor Rossati, che ha descritto le migrazioni di aree che attendono Milano (politecnico, Istituto dei Tumori), spostamenti che dovranno includere i quartieri, non isolarli.

Riqualificazione, sinonimo di restauro, il tema di Andrea Grilletto di Assorestauro, menrte Alberto Torreggiani, responsabile Fa.P.Ier  ha  chiesto “una città che faccia dell’inclusione un elemento imprescindibile della progettazione”.

Marco Carlo Castelli ha ridipinto per la platea di FareAmbiente Lombardia i concetti di rifare e ricostruire la città,  opposto agli anni settanta che nei fatti, hanno creato ghetti.

“Non è l’estetica a dover indirizzare – ha sostenuto Castelli – ma un’etica di partecipazione  che metta l’uomo al centro, dato che è impensabile sottrarre l’individuo dalla realtà che lo circonda”.

L’uomo e il rapporto con la natura, e l’uomo in rapporto con la città, o meglio, con la sua evoluzione: di questo sarà palestra l’area Expo, trattata dal sottosegretario Fabio Altitonante.

Area Ex Expo. Un’area che subirà un processo di trasformazione aperto al progresso, al pensiero, alla salute, nella ripresa virtuosa di grande opera che in termini brianzoli con QBN avevamo citato per Brianzacque.

In Area Expo  i soldi pubblici saranno veramente pochi, a dimostrare che quando è posto di fronte ad efficienza e investimenti plausibili, il privato c’è.

Mind. Milano Innovation District, questo sarà l’area Expo, un’altra fetta della Milano metropoli europea ormai alla pari con ogni altra capitale.

Mind. Ovvero strutture universitarie a disposizione della ricerca e delle start up, facce di un’Italia innovativa che non avrà più bisogno di emigrare. Accanto a Mind arriverà poi il nuovo Ospedale Galeazzi, in una serie di nuove soluzioni che raccoglieranno la sfida dell’impatto 0.

Agire pensando al futuro, dunque, ma ben consci di ciò che siamo, può essere la ricetta di una crescita consapevole: questa una delle conclusioni del convegno di FareAmbiente Lombardia. Ciò  vorrà dire rimettere in ordine l’agire sociale ripartendo anche dalla cultura, che vorrà dire anche rifare il modo di comunicare.

Il futuro è già oggi.

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